Dicono di noi
ARGATI


Non e' una novità', che in Italia, vi siano allarmanti forme di sfruttamento dei minori, costretti a lavare vetri, all'accattonaggio, al furto oppure ad un semplice lavoro irregolare.

Forme più' appariscenti, ma molto parziali e tutto sommato abbastanza rassicuranti.

Non e' raro che anche gli organi di informazioni descrivano queste realtà' come derivanti dai paesi d'origine delle vittime e dei loro sfruttatori, quasi una forma di razzismo, sfruttamento quindi inteso come prodotto di culture che si vogliono intendere come arretrate.

Resta un dato di fatto che nei paesi "civili" Italia compresa, i minori, non di rado si vedano negare i diritti più' elementari, venendo impiegati in attivati, più' o meno lecite.

Tra le comunità' di origine straniera, presenti in Italia, quelle più' compromesse con il fenomeno dello sfruttamento dei minori, appaiono essere le comunità' marocchine, cinesi e ROM, ed' e' di questa ultima che scrivo.

In passato tra i pregiudizi che gravavano sulla comunità' ROM, vi era anche il luogo comune (forse non a torto) che li definiva "ladri di bambini" ebbene già nel loro idioma esiste una parola "ARGATO", definizione del bambino servo, come esiste il termina "GASDA", che riferito all' ARGATO significa PADRONE. Cio' mi sembra non sua casuale.

Come non e' casuale che gli onorevoli POZZA, TASCA e PISCITELLI, nel contesto di una interrogazione rivolta al Ministro Livia TURCO, indicavano come presenti in Italia ben 20.000 (VENTIMILA) ed in Europa ben 130.000 (CENTOTRENTAMILA) bambini ARGATI, citando uno studio della antropologa Danielle DE CONDAT, i minori provenienti perlopiù' da Moldavia, Romania ed ex Jugoslavia.

In quei paesi un commercio svolto quasi alla luce del sole, tanto che in una intervista rilasciata a Morandi Giovanni del giornale telematico Quotidiano.net, il capo della polizia di Chisinau (Moldavia) riferiva che bastavano 100 lei (£.15.000) per affittare un bimbo di 3, 4 o 5 anni per un mese.

Trascorso questo periodo difficilmente il bimbo veniva riportato a casa, senza per altro provocare particolari apprensioni nella famiglia naturale, che alla meno peggio si ritrova con una bocca in meno da sfamare.

Una volta acquistato il bimbo/bimba, viene introdotto clandestinamente in Italia e sistemato in un campo nomadi, presso una famiglia, che ne inizia immediatamente lo sfruttamento.

Se in tenerissima età' il bimbo, in braccio ad una donna adulta, viene impiegato nell'accattonaggio per intenerire i passanti, una volta più' grandicello inizia l'addestramento all'accattonaggio attivo, al furto ed al borseggio, ed ahimè negli ultimi anni alla prostituzione ad uso e consumo dei pedofili.

Per meglio comprendere l'esistenza ed entità' del problema consistente nell'impiego dei minori ARGATI come manovalanza per eseguire furti ed altri reati, cito dati statistici pubblicati dalla EURISPES.

Più' precisamente nel 1985 a Milano i nomadi minorenni denunciati per reati contro il patrimonio, ammontavano in percentuale al 23,86% sul totale con un picco decrescente al 15% nel 1986 ed al 12,5% nel 1987, proprio in concomitanza di una indagine di quella Procura e relativi procedimenti penali contro le organizzazioni nomadi dedite alla tratta dei bambini.

Lo stesso accadeva a Torino, dove nel 1985 la percentuale di minori nomadi denunciati per reati contro il patrimonio era del 23% del totale, con un abbattimento al 11,5% del 1986 in concomitanza con le indagini della procura di quella cita' relativa alla tratta dei bambini, passata la burrasca la percentuale nel 1987 risaliva al 16,1% .

Negli ultimi anni lo scenario dello sfruttamento dei bambini ha subito una evoluzione negativa, seguendo la moda del momento ed il relativo business, la prostituzione ad uso e consumo dei pedofili..

Diversi i casi citati dalla stampa, fatti accaduti a Venezia, Milano Trieste ed ultimamente a Bergamo, bambini che dopo essere stati utilizzati come accattoni e ladri, venduti ai pedofili in cambio di denaro, preziosi ed in un caso un'auto di lusso.

Sconcertante l'assenza di ribellione degli ARGATI, la cui condizione si protrae fino alla maggiore età', indotti a ciò' dalla diffusa convinzione della inevitabilità' della loro condizione e di una sorta di liceità' del rapporto schiavo padrone.


MINORI QUINDI IN PROPRIETA' CHE APPARTENGONO AL PADRONE IN QUANTO VENDUTI AD ESSO, COSA SUA CHE NESSUNO PUO' SOTTRARRE

Il fenomeno ha assunto una tale rilevanza da indurre il legislatore ad introdurre con la legge nr.269 del 03.08.1998 "norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori quali "NUOVE FORME DI SCHIAVITU'", con l'art. 600 riduzione in schiavitù', l'art .601 tratta e commercio di schiavi e l'art. 602 alienazione ed acquisto di schiavi, non mancano quindi gli strumenti legislativi.

Occorre una maggiore attenzione, le condanne a seguito degli interventi citati, non hanno certamente debellato il fenomeno. Gia' negli anni successivi la stessa Eurispes cita un aumento delle percentuali di minori nomadi denunciati per reati contro il patrimonio, da allora nella Europa orientale causa il peggioramento delle condizioni di vita e' aumentata l'offerta di bambini in concomitanza con l'aumento della domanda di bambini da parte della pedocriminalita', non solo italiana.

OCCORRONO COMMENTI ?

L'attualità' del problema ha trovato riscontro anche nel verbale della riunione del 20.10.1999 della commissione parlamentare per l'infanzia.

Intendo concludere questo articolo con una proposta provocatoria. Quando vengono fermati bambini in flagranza di reato le forze di polizia, spesso dopo la rituale denuncia a piede libero, riaffidano i fermati ai "parenti", sono convinto che in molte circostanze i bimbi vengano riaffidati ai padroni.

Mi sorge spontanea una domanda: Ma se tale riaffidamento fosse condizionato ad un esame del D.N.A.?

Dante DAVALLI
Investigatore Privato socio A.N.A.C.I.P.
Volontario della C.R.I.
Volontario della Caramella Buona ass.ne no profit
Antipedofilia Reggio Emilia